Capocollo di Ricigliano: la stagionatura d’eccellenza del Sud Salernitano

Benvenuto su viaggioemangio.com! Hai presente quell’aroma di pepe, erbe selvatiche e cantina fresca che ti avvolge appena entri in una piccola norcineria di montagna? È il profumo che mi ha accolto a Ricigliano, un borgo incastonato tra Campania e Basilicata dove il Capocollo di Ricigliano non è solo un salume: è identità, racconto, salume campano di punta lavorato ancora con gesti antichi. In queste righe ti porto con me tra colline, feste paesane e taglieri imbanditi, per scoprire come raggiungere il paese, cosa vedere e – naturalmente – come assaporare “la tradizione norcina del confine lucano-campano”.

Indice dei contenuti:

Come arrivare a Ricigliano

Il borgo è servito dall’autostrada A2 “del Mediterraneo” (ex A3 Salerno-Reggio Calabria): imbocca l’uscita Petina oppure Buccino Nord e segui le indicazioni per la SS 19; da Napoli sono circa 124 km, un’ora e mezza d’asfalto che scivola fra ulivi e valli.

Preferisci il treno? La stazione più vicina è Balvano-Ricigliano, sulla linea Salerno-Potenza, collegata da bus locali. Se viaggi leggero puoi programmare anche un trekking di mezza giornata lungo il sentiero CAI che collega la stazione al centro storico.

Dove degustare e acquistare il Capocollo di Ricigliano

L’arte della stagionatura

«Il capicollo di Ricigliano, in provincia di Salerno, utilizza la porzione superiore dei muscoli del collo del maiale e una parte della spalla…». Un taglio nobile che, dopo salatura e speziatura, riposa in cantine ventilate almeno cinque mesi. «Il processo di lavorazione tradizionale… prevede la “frollatura”, ovvero un primo periodo di stagionatura che serve a rendere la carne più tenera».

Prezzi e punti vendita

Il prezzo medio oscilla tra 20 e 30 €/kg, variabile secondo pezzatura e stagionatura. Trovi il prodotto nelle macellerie del borgo e nei chioschi durante le sagre estive; non dimenticare di chiedere una fetta extra da gustare con pane rustico appena sfornato!

5 cose da vedere e fare nei dintorni

  1. Ponte di Annibale (o del Diavolo) – Un ardito arco in pietra sul torrente Platano, immerso nella vegetazione.
  2. Chiesa della Madonna dell’Incoronata – Rovine suggestive con resti di mosaici romani, perfette per foto al tramonto.
  3. Parrocchia di San Pietro Apostolo – Tre navate, decori barocchi e la quiete tipica dei piccoli borghi.
  4. “Turniata” di San Vito Martire (15 giugno) – Processione campestre e danze popolari: «una delle più caratteristiche manifestazioni del Sud Italia».
  5. Festa di San Cristoforo (25 luglio) – Stand gastronomici e musica live: l’occasione perfetta per provare il capocollo appena affettato.

Abbinamenti e consigli culinari

Tagliere perfetto

Un tagliere di salumi e formaggi locali valorizza la dolcezza speziata del capocollo. Io lo accompagno con un calice di Aglianico del Vulture: tannino deciso e freschezza che puliscono il palato.

Ricette da provare

  • Panino contadino con pane cafone, capocollo, caciocavallo e un filo di miele di castagno.
  • Carbonara cilentana: sostituisci il guanciale con cubetti di capocollo croccante per un twist campano.

Consigli pratici di viaggio

  • Quando andare: da maggio a settembre per sagre e trekking; ottobre-novembre per foliage e vendemmia.
  • Dove dormire: agriturismi sulle colline (media 35-45 €/notte) o B&B nel centro storico.
  • Risparmiare: acquista il salume direttamente dai produttori; molti offrono degustazione gratuita se porti via almeno 1 kg.
  • Muoversi: auto propria o bus Sulita Trasporti (corsa singola € 2,50).
  • Escursioni extra: Cascata Grande di Petina (20 min di auto) e Museo Archeologico di Buccino.

Ti ispira il Capocollo di Ricigliano?

Spero che questo viaggio tra carni suine artigianali, sentieri montani e feste patronali ti abbia fatto venire voglia di programmare la tua fuga gastronomica. Raccontami nei commenti la tua esperienza o i tuoi dubbi, condividi l’articolo con gli amici e – se non l’hai già fatto – seguici su Facebook e Instagram per altre storie di gusto.

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Nicola D’Auria, giornalista e sommelier AIS

Autore dell'articolo: Nicola D'Auria